L'altra sera finalmente sono riuscita a vedere Disconnect.
Me ne avevano parlato alcuni amici, ma ancora non avevo avuto l'occasione di vederlo.
Io ultimamente sono tutt'altro che disconnect! Confesso che la vita da blogger, combinata alla vita da mamma expat, nonche' il lavoro che ormai sembra pretendere un atteggiamento sempre piu' "always on", contribuiscono enormemente ad aumentare il mio stato di "perenne connessione".
Sono consapevole di rasentare la dipendenza: il cellulare (con annesse mail naturalmente) e' una delle prime cose che controllo quando mi sveglio, ed e' l'ultima cosa che guardo prima di spegnere la luce e dormire.Durante il mio viaggio in Argentina a dicembre, ci sono stati di giorni con connessione molto scarsa: ero decisamente piu' irritabile... Dopo un po' l'irritabilita' passava, e restava un senso di calma che ormai avevo dimenticato.
Ma torniamo al film....Ecco la trama:
"Un avvocato infaticabile vive incollato al cellulare tanto da non riuscire a trovare tempo da dedicare alla moglie e ai due figli adolescenti. Una coppia in crisi usa internet come via di fuga da un matrimonio ormai finito. Un ex-poliziotto vedovo si scontra ogni giorno con il figlio che pratica bullismo in rete ai danni di un compagno di classe. Una ambiziosa giornalista crede di potere fare carriera usando la storia di un ragazzino che si esibisce su siti per soli adulti. Sono sconosciuti, vicini di casa, colleghi, e le loro storie si incrociano in questo avvincente film che racconta la vita di persone comuni alla disperata ricerca di un contatto umano."
Nel film il ruolo di Facebook e dintorni viene abbastanza demonizzato.
Personalmente penso che, come tutte le cose, Facebook non sia di per se ne' "buono" ne' "cattivo".
Nonostante questo mi pare che nella mente dei nostri figli possa avere un effetto piuttosto devastante.
La sensazione che ho e' che nella mente di un dodicenne non sia molto chiaro il confine tra realta' e finzione. Un po' come quando bambini anche piu' piccoli, dopo ore passate davanti a un videogioco o ad un cartone animato violento, pensano che "ammazzare" qualcuno non sia poi cosi' terribile. Ci sara' probabilmente "un'altra vita" a disposizione.
Un dodicenne e' in una fase della vita in cui e' difficile avere la percezione delle conseguenze delle proprie azioni. E l'interazione digitale rispetto a quella del mondo "reale", non semplifica il processo di apprendimento della relazione causa-effetto.
Quando hai una persona davanti, e le fai un complimento, oppure la insulti, ne vedi subito la reazione. Vedi l'espressione del volto che cambia, cosi' come l'atteggiamento corporeo. E se hai un minimo di sensibilita', ti rendi subito conto dell'effetto delle tue parole. La percezione della relazione di causa-effetto e' immediata.
Oggi le relazioni dei dodicenni sono vissute piu' sul telefonino, su whatsapp ancora piu' che su FB ormai. E i loro rapporti si basano e costruiscono sulle emoticon, non su incontri reali.
Ma un emoticon e' solo una maschera, che puo' nascondere dietro emozioni diverse, senza che la persona all'altro capo del telefono se ne renda conto.
Non che nella vita "reale" non esistano le maschere.... ma insomma, mi pare piu' semplice individuarle.
Il punto che mi pongo quindi, soprattutto come genitore, e' come si fa ad insegnare ai nostri figli la relazione tra causa ed effetto? Come si fa a fargli capire dove finisce la realta' ed inizia la finzione, e viceversa? Come si fa a non lasciarli soli nel marasma della rete proprio in quella fase in cui loro vorrebbero tenerci fuori da tutta la loro vita, perche hanno bisogno di affermare la propria identita' come esseri umani separati e distinti da noi?
Oggi io lavoro full time e rientro a casa alle 6.30. I miei nanerottoli, ancora molto piccoli sono a casa quando rientro. Ma quando avranno 12 anni, o 15, o 16, e dopo scuola andranno in giro con gli amici, a mandarsi sms ed emoticon uno con l'altro... come si fa a seguirli, senza essere comunque fisicamente presenti?
Come si fa a dare loro gli strumenti per crescere curiosi, con la voglia di esplorare e conoscere il mondo, ma forti abbastanza da non restare intrappolati nei tranelli della rete virtuale? O peggio in quelli della vita reale?
Forse anche se con "pericoli" diversi all'esterno, queste in fondo sono sempre state le preoccupazioni dei genitori di ogni generazione.
E forse la forza dei nostri figli va costruita giorno per giorno, con il tempo trascorso con loro, con i complimenti che gli facciamo, con gli stimoli che gli diamo. E con l'esempio che gli diamo (aiuto! la parte piu' difficile!).
E come diceva il buon Battisti... "lo scopriremo solo vivendo".
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Il tema di questo mese e' "Vita online e vita reale. Rette parallele, convergenti o divergenti?"
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13 commenti:
Visto anch io quel film e mi ha fatto pensare tanto i giovani di oggi nonsanno come distinguere cio che è reale e cioche non lo è.
Non ho visto questo film ma mi riprometto di farlo presto.
Io vivo la vita online come quella reale ma capisco che non per tutti è così, bisogna andarci cauti soprattutto se hai figli piccoli che si avvicinano a questo mondo.
Ciao
Norma
Credo che per le nostre generazioni sia piu' semplice distinguere tra vita reale e vita on line, in modo da poter scegliere con piu' consapevolezza il confine tra le due. Per molti dei ragazzi piu' giovani la vita on line viene spesso prima di quella reale. E' li che mi pare piu' complicato distinguere. E dare le giuste priorita'.
credo che sia legittimo per ogni mamma pensare a come la dimensione virtuale stia cambiando la vita dei giovani. A volte penso che per noi è stato tutto più semplice e si rimaneva più a lungo in una realtà ovattata e ingenua- Lo penso con un po' di rimpianto anche se poi sono la prima ad apprezzare le opportunità che internet e i social ci danno
Il tema del reale/virtuale tra i ragazzi è molto delicato. Quasi tutte abbiamo riflettuto sulla relazione che hanno i due mondi per noi, ma pensando ai nostri figli tra qualche anno dovremo farci attenzione... perchè se è vero che la comunicazione che offre il web apre molte porte, è vero anche che dovremo insegnare loro a distinguerle e usarle con testa.
Bel post :-)
Anche secondo me per noi le cose, rispetto al dilemma dimensione reale/dimensione virtuale, siano state piu' semplici. La difficolta' oggi sta nel trasmettere il giusto equilibrio, in modo da poter godere delle opportunita' senza soccombere alle minacce.
@ Mammaalcubo: sono contenta ti sia piaciuto il post :)
Credo sia fondamentale porsi tutte queste domande per accompagnare i nostri figli alla scoperta del mondo "virtuale" e il film disconnect apre la strada a feconde riflessioni, grazie per aver condiviso le tue.
Io questo mondo l'ho scoperto d'adulta e mio figlio di 4 anni invece ci crescerà e ciò mi spaventa..per ora cerco di tenerlo lontano anche dai giochi elettronici ma non so per quanto durerà intanto cerco di tenermi il più possibile informata per riuscire a seguirlo al meglio per quando arriverà quel momento
Anche io provo a tenere lontani i miei da giochetti vari, ma considerando che a volte rasento la "digito-dipendenza"... Non é semplice. E comunque mi domando se sia giusto. Credo la cosa migliore sia fargli vedere che esiste altro, e che ci si può per esempio divertire facendo una passeggiata in bicicletta.
Stessi pensieri, stesse preoccupazioni.
molto interessante.
lo voglio assolutamente vedere.
(io mi pongo domande dalla mattina alla sera. non finirò mai)
www.nonsidicepiacere.it
ciao ho scoperto il tuo blog grazie all'evento di Kreattiva, sono diventata tua follower, se ti va di ricambiare ti aspetto sul mio blog http://happyhaul.blogspot.it/
Grazie
Federica
Ciao Federica, benvenuta. Verro' presto a trovarti sul tuo blog.
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